I Vichinghi nel Natale dell’anno 860
I Vichinghi
La città di Luni saccheggiata dai pirati
perché scambiata per Roma
Tratto dal libro di Angelo Severino
“I Normanni di Hauteville da mercenari a re di Sicilia” ©
Fra le numerose incursioni barbariche effettuate dai Vichinghi, prima di convertirsi al cristianesimo e di chiamarsi Normanni, la più strana e la più temeraria fu sicuramente quella compiuta da un capo guerriero di nome Hasting, il quale, nell’anno 860, insieme a molti suoi connazionali predoni, aveva progettato di saccheggiare nientemeno che la ricca e potente Roma.
Lasciata la Neustria (l’attuale Normandia) e messisi in viaggio, i pirati Vichinghi toccarono dapprima le coste della Francia e poi quelle della Spagna, arrivando sino al Mediterraneo. Nel tragitto non mancarono le scorrerie e, ovunque passassero, si facevano conoscere e odiare per la loro ferocia e devastazioni. Nel periodo natalizio dell’anno 860, gli avventurieri con le loro cento navi sbarcarono in Italia e si fermarono in prossimità di Luni (antica città etrusca sul fiume Magna, al confine tra la Toscana nord occidentale e la Liguria) credendo che questa fosse la città di San Pietro.
Non sapendo però come entrarvi, Hasting escogitò un macchinoso stratagemma. Andò da solo a trovare il vescovo e gli disse che desiderava convertirsi alla religione cristiana e che perciò voleva essere battezzato. Poi, una volta ottenuto il battesimo, facendo trascorrere qualche giorno, finse di ammalarsi in modo grave e alla fine di morire.
Dopo avere impietosito il clero, i vandali ebbero il permesso di seppellire il loro capo cristianamente nel cortile del monastero e furono quindi autorizzati ad avere libero accesso in città e in chiesa, dove si sarebbe dovuto svolgere il rito funebre. Una volta entrati, il finto morto si alzò e diede il segnale ai suoi compagni, sorprendendo gli abitanti di Luni. Furono in parecchi i maschi a essere massacrati e in molte le donne fra le più belle a essere rapite. Ricco fu inoltre il bottino razziato dalle case dei più benestanti.
Benedetto di San Moro sulla strage di Luni racconta che i corsari, durante il funerale del loro capo “seguivano tutti il suo corpo alla chiesa; lì per deporsi nella tomba, il preteso morto si rizza, afferra la spada, e il vescovo colpisce che celebrava. A questo segno si levano i suoi; le spade nascoste scintillano; i preti e secolari che sono in chiesa trucidano, diffondonsi per la città, scannano gli abitanti, saccheggiano le case, occupano ogni parte”.
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