TAV padani e TBV siciliani. Ecco la differenza
TAV (Treni Alta Velocità) padani
TBV (Treni Bassa Velocità) siciliani
di Angelo Severino ©
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TAV. In Sicilia i convogli sembrano usciti dal dopoguerra con carrozze diesel vecchie di sessant’anni. È l’immagine di un’Italia che in treno viaggia a velocità differenti e che (come accerta il rapporto “Pendolaria” 2018 di Legambiente) offre condizioni diverse alle persone, ampliando le diseguaglianze economiche.
Nel 2017 le spese di stanziamento per il servizio ferroviario, ad esempio, in Lombardia è stato di ben 176,1 milioni di euro e “zero” per la Sicilia. Nell’Italia del nord l’offerta di Treni ad Alta Velocità (TAV) sta crescendo sempre più mentre al Sud è molto limitata e non coinvolge la Sicilia dove, al contrario vi sono i Treni a Bassa Velocità (TBV).
Sulla tratta Ragusa-Palermo (250 km) i collegamenti giornalieri si sono ridotti a tre e occorrono quasi 4 e mezza, con un cambio, per arrivare a destinazione. Per spostarsi da Siracusa a Trapani il collegamento più veloce (si fa dire) ci mette 11 ore e 10 minuti con tre cambi. In Sicilia su 1490 Km totali di rete ferroviaria quasi 1300 km sono a binario singolo! Il servizio ferroviario in Sicilia è svolto da Trenitalia il cui contratto stipulato nel 2018 con la Regione Siciliana scadrà nel 2026.
Accadde nel 2001 e i Siciliani si sentirono offesi
Sconcertarono non poco quei video diffusi dalle televisioni di mezzo mondo che mostrarono il degrado all’interno della carrozza ferroviaria dove il 15 maggio 2001 era avvenuta la tragedia del bimbo di otto mesi morto durante il viaggio della speranza che da Siracusa doveva portarlo all’ospedale Gaslini di Genova per una visita specialistica. I genitori del piccolo, di modeste condizioni economiche, potevano permettersi solo il treno. Ma quelle diciotto ore nel vagone sono state fatali per il bimbo che è morto disidratato.
Impressionò lo stato di totale abbandono dei vagoni che partivano dalle stazioni del Sud per il Nord Italia. Furono immagini veramente vergognose che offesero profondamente la dignità della gente dell’estremo sud. Fu oggetto di discussione nei giornali e nei “salotti” televisivi e si parlò molto della condizione di trascuratezza in cui versava la rete ferroviaria in Sicilia.
In quel periodo i treni attraversano l’Isola portandosi appresso carrozze insudiciate e risalenti agli anni Sessanta. Le fumose e maleodoranti littorine stancamente facevano la spola fra Catania-Enna-Agrigento, tanto per citarne una fra le tante tratte ferroviarie da “Far West”.
Molte stazioni siciliane intermedie venivano regolarmente soppresse, come sistematicamente venivano cancellate le località di partenza di alcuni importanti treni che univano la Sicilia al nord Italia. Il famoso 810, il “Treno dell’Etna” che, fino a non molto tempo prima, iniziava la sua corsa anche dalla stazione di Agrigento, per poi andarsi a formare a Catania, partì soltanto da Siracusa. In questo modo, si penalizzò pesantemente quella parte di popolazione che comprende le province interne (Agrigento, Caltanissetta, Enna) e si causò non pochi disagi ai viaggiatori.
A distanza di diciotto anni da quel tragico maggio 2001 il trasporto ferroviario in Sicilia non è cambiato in meglio ma è abbastanza peggiorato mentre al nord Italia hanno sempre più TAV (Treni Alta Velocità).
Sicilia-Roma. Treno o autobus?
Se un viaggiatore di Enna (scegliamo questa città come parte centrale dell’Isola) decidesse di andare a Roma avrebbe due possibilità: treno o bus.
TRENO. Parte dalla stazione di Enna alle ore 21:27. Arriva a Catania alle 22:33 e riparte (primo cambio) alle 22:58. Arriva a Napoli alle 7:23 e riparte (secondo cambio) alle 07:40. Arriva a Roma Termini alle 8:50. Ha impiegato 11 ore e 23 minuti (prevedibili ritardi esclusi). Ha speso 136,30 euro per il biglietto.
AUTOBUS. Parte dal terminal di Enna Bassa alle ore 18:10. Arriva a Catania alle 19:30 e riparte (unico cambio) alle 19:40. Arriva a Roma autostazione Tiburtina alle 06:15 (in perfetto orario, salvo imprevisti). Ha impiegato 12 ore. Ha speso 44 euro per il biglietto.
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