Statuto siciliano è cancerogeno e va cancellato
Lo Statuto Siciliano
È cancerogeno come la carne rossa,
il salame e il prosciutto
di Angelo Severino ©
≈ ≈ ≈
Statuto Siciliano. Adnkronos di giovedì 29 ottobre 2015 – «Lo Statuto speciale è il cancro… della mia povera disgraziatissima regione. […] Lo Statuto speciale fu la prima trattativa Stato-mafia che venne a seguire le giornate di violenza ordite con tanto di vere e proprie bande armate da Salvatore Giuliano in una stagione che vedeva coinvolti i peggiori ceffi della scena regionale».
Enna, 1 novembre 2015 – A parlare così è l’oriundo ennese Pietrangelo Buttafuoco, ossia Giafar al Siqilli, come adesso si fa chiamare dopo avere abbracciato qualche anno fa la fede islamica.
Pietrangelo è nipote di Antonino Buttafuoco, deputato alla Camera nel collegio Sicilia orientale (Movimento Sociale Italiano nella VI legislatura 1972-1976), deputato all’Assemblea Regionale Siciliana per il collegio di Enna (dal 1951 al 1971) nonché sindaco di Nissoria (dal 1968 al 1989). Fu eletto, sempre nelle liste del Msi, alle europee del 1979 e riconfermato nel 1984.
Pietrangelo Buttafuoco, seguendo lo zio Antonino, inizia la sua attività politica come dirigente giovanile del Movimento Sociale Italiano. Nel 1991 fa parte del comitato centrale del Msi e successivamente, dal congresso di Fiuggi, dell’assemblea nazionale di Alleanza Nazionale fino al 2003. Al momento sembrerebbe che non abbia alcuna idea politica. Il 16 novembre 2011 è nominato consigliere d’amministrazione all’Università degli Studi di Enna “Kore”, tra i cui fondatori sono da ricordare Vladimiro Crisafulli, Cataldo Salerno e Salvo Andò che fu il primo rettore.
Proprio perché contro la Sicilia, Matteo Salvini lo voleva come suo candidato a presidente della Regione alle prossime elezioni. E al conduttore di Radio Padania che lo scorso luglio gli aveva ricordato le polemiche relative al fatto che la Lega sostenesse un convertito musulmano, Salvini aveva replicato così: «Fossero tutti come Buttafuoco i musulmani non avremmo più problemi nel mondo. Lui è una delle persone più miti e gentili che io abbia mai conosciuto».
Come giornalista, Pietrangelo Buttafuoco iniziò nel 1993 con il Secolo d’Italia (il quotidiano del Msi-Dn) ma è ricordato per il clamore che suscitò per aver firmato il 4 dicembre 2012 sulla prima pagina di Repubblica “Il dizionario dei destrutti” cioè tutto ciò di destra che dalla A di Angelino Alfano (a quel tempo leader del Pdl), passando per Rai Radiotelevisione Italiana, fino alla Z di Iva Zanicchi (cantante e conduttrice televisiva dei tempi d’oro di Mediaset e anche parlamentare europea Pdl) sia stato distrutto dal ventennio berlusconiano. Per questo fu sospeso da Panorama, il settimanale con cui anche collaborava, rischiando persino il licenziamento.
Come scrittore, non lo si può dimenticare per aver pubblicato il suo capolavoro intitolato “Buttanissima Sicilia”. E intanto, Pietrangelo Buttafuoco, ossia Giafar al Siqilli, trova anche il tempo per tenere conferenze e dibattiti all’Università di Enna sull’Islam. Oltre che a dire minkiate sullo Statuto Speciale della Regione Siciliana.
Leggi anche: Il Popolo Siciliano deve riappropriarsi dell’indipendenza
Martiri Siciliani. Non vi dimenticheremo mai!
Pietro di Aragona, il re che liberò la Sicilia
La verità sulla Torre ottagonale di Enna
Se questo st… upidello riesce a dimostrare che il governo romano è più onesto e capace e esente da corruzione e malaffare, ci pagu u cafè a vita. Giuru! Quanto alla mafia, il sostenere che è figlia dello Statuto di Autonomia, e da questo sorretta, è assolutamente privo di ogni logica. Camorra, ndrangheta e sacra corona unita, in regioni senza autonomia, come si possono allora giustificare? Quindi il problema, alla fin fine, si riduce ai picciuli che l’Italia ci catafotte senza di contro offrirci infrastrutture e ammodernamenti. Mentre, attuando ogni articolo dello Statuto, quei picciuli rimarrebbero in gran parte in Sicilia. E questo non vuol certo dire che sarebbero spesi meglio, ma solo che sarebbero comunque spesi in Sicilia. Perché è inconcepibile che un governo centrale decida, in maniera questa sì mafiosa, di escludere dall’alta velocità una regione tra le più grandi e popolate. Mafia è quella di negarci la grande occasione del ponte, che potrebbe avviare su rotaia le merci che arrivano dal raddoppiato canale di Suez. Mafia è rinunciare alla possibilità che i nostri figli possano un giorno non partire. Mafia è uccidere anche la speranza. Il ponte, già appaltato, potrebbe aprir cantieri nel giro di qualche settimana. Aspetto ancora di conoscere quali mirabilie potremmo, abolendo lo Statuto.