Minchia. L’origine antica del nome
Minchia è una parola usata nella lingua siciliana
che ha avuto un successo internazionale.
Vi spieghiamo l’origine della parola minchia.
di Alphonse Doria ©
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MIN – In epoca antica nel Mediterraneo, continente fatto di mare e non di terra, molti popoli alle sue sponte adoravano la divinità della fertilità e lo adoravano in diverse forme e fattezze. In Egitto tale divinità era raffigurata come un uomo con il fallo eretto, e con una frusta nella mano destra. Indossava una corona sormontata da due alte piume, con una decorazione che scende sulle spalle. Si chiamava Min, dio della fertilità, della pioggia e dei raccolti.
Il dio Min era venerato alla festa del raccolto, quando il re offriva il primo covone. Era portato in processione anche quando scarseggiava la pioggia per implorare il suo aiuto divino. Durante gli ultimi periodi, gli egiziani lo identificarono con Ammone-Rà e i greci con Pan.
KA – Il Ka per l’antico Egitto rappresentava lo spirito, la personalità astratta di un uomo. Il Ka poteva muoversi liberamente e unirsi o staccarsi dal corpo a piacimento. La conservazione del Ka di un morto era necessaria se il corpo doveva diventare eterno. Al Ka si presentavano funerarie di carne dolce, vino e unguenti. Il clero comprendeva un gruppo denominati i “Sacerdoti del Ka”.
MIN KA – In Sicilia per esultare che lo spirito del grande dio Min fosse presente si gridava in processione “Min-Ka” declamando per la pioggia o per la fertilità e quando il pene era eretto in quel pene vi era presente sicuramente lo spirito del dio della fertilità: Da min-ka a “minchia” il passo è breve ed è anche per questo che il piccolo pene di un fanciullo non viene mai appellato con minchia ma con tanti altri nomignoli come: pinna, meccu, cicia, ciolla, eccetera.
L’ETIMOLOGIA – L’etimologia ufficiale dà un’origine più recente e precisamente da latino “mentula” (ossia, membro virile) da un più antico “mntom”. Mentula, secondo altri, da mingere che significa orinare, che ha il participio passato in mictus, minctus. Altri ancora sostengono che ha una radice “mat” che significa scuotere, menare, da cui il sanscrito “mathami” (io scuoto), “mantha” (la mazza per scuotere per agitare il latte e fare il burro) da cui “manthin” che significa pene. Mi permetto di smentire, dando un valore religioso animista come è tutta pervasa la nostra cultura siciliana e di conseguenza la nostra lingua.
Min era il dio della fertilità, della riproduzione, del raccolto, del principio maschile e della virilità, particolarmente venerato nell’Alto Egitto.
MINCHIA – È una parola che ha avuto una fortuna internazionale, sia come intercalare di esclamazione di apprezzamento che di disprezzo, usata e abusata nel piccolo e grande schermo. L’associazione della parola minchia con il “fatto male” o “sciocco” proviene perché un uomo eccitato sessualmente, quindi con il pene eretto, non ragiona più in modo sensato ed è pronto a fare qualsiasi sciocchezza pur di ottenere lo scopo dell’eccitamento. Invece, con lo “straordinario” o il “bello” perché è così tale da fare eccitare.
MODI DI DIRE – “Minchiati” (sciocchezze), “amminchiari” (fissarsi a ripetere un gesto o una parola o un discorso), “minchiuni” (sciocco), “a minchia” (fatto male), eccetera.
“Beni sta minchia e a ‘bbanna ca sona” (in guirgintanu, in Agrigento) che tradotto significa: “Bene questa minchia e la banda che suona”. È un’espressione ironica quando succede qualcosa di imprevisto come un incidente o un danno per significare che c’è poco di essere felici e fare festa come quando la banda musicale suona per la festa di paese.
“Nni finì a minchia comu a ‘zza mummenda: né minchia e né grana!” (in siculianese, in Siculiana) che tradotto significa: “Ci è finita male come alla zia Mummedda: né la minchia né i soldi!”. Si dice quando si cerca di migliorare facendo un investimento e invece si peggiora. Il detto proviene da un fatto realmente successo a Siculiana quando il marito della zia Mummedda emigrò in America per fare fortuna ma non si fece più sentire; perciò, non avendo più il marito né soldi, quando la gente le chiedeva come andava la zia Mummedda, rispondeva: “Né minchia e né grana!”. Concludendo, ricordiamoci che quando pronunziamo la parola “minchia” non facciamo altro che esultare la presenza dello spirito del dio Min!
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Alcune frasi in ennese:
Cchi minchia dici? Che fesserie mi racconti?
Testa di minchia! Imbecille!
Cu minchia si? Chi credi di essere?
Cosi fatti a minchia. Cose fatte male.
A-mminchia china. Con grande determinazione.
Minchiamoddra. Chi perde il suo tempo senza riuscire a combinar nulla.
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