Rumeni arrestati. A Enna in pochi minuti rubavano di tutto

Rumeni arrestati. A Enna in pochi minuti rubavano di tutto

Rumeni arrestati a Enna

I Rumeni arrestati si arrampicavano dal balcone,
forzavano una finestra e razziavano tutti i gioielli
nel giro di pochi minuti.

«Sono andati a rame» rispondeva serenamente la compagna
di uno dei ladri alla madre dello stesso,
al fine di tranquillizzarla sul fatto
che non avesse trovato a casa il figlio.

Enna, 12 Giugno 2019 – Gli uomini della Squadra Mobile di Enna e i militari della locale Compagnia Carabinieri, a conclusione di un’attività investigativa, coordinata dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Enna, dott. Massimo Palmeri, e dal sostituto Procuratore, dott. Domenico Cattano, hanno arrestato all’alba tre Rumeni. Facevano parte di un’associazione a delinquere specializzata a compiere furti sia in abitazione sia in quei cantieri fra Enna, Caltanissetta e Agrigento dove vi era la possibilità di rubare quantitativi di rame e carburante. Gli arrestati, portati alla Casa Circondariale di Enna, a disposizione delle Autorità Giudiziaria, sono:

Arresti Rumeni

⇒ BURETA Adrian, classe 1991, rumeno, residente a Canicattì, con precedenti di polizia per furto aggravato e altro;
⇒ BURETA Florin, classe 1994, fratello di Adrian, rumeno, residente a Canicattì, con precedenti di polizia per guida senza patente;
⇒ SULIC Cosmin Aristotel, classe 1987, rumeno, residente a Canicattì, con precedenti di polizia per furto e altro.

Sono accusati del reato di furto con alcune aggravanti, come quella “di avere profittato di circostanze di tempo tali da ostacolare la pubblica o privata difesa (tarda serata o notte), di avere cagionato alla persona offesa dal reato un danno patrimoniale di rilevante gravità, di aver commesso il fatto con violenza sulle cose e/o da parte di tre o più persone”. Sono state inoltre denunciate, ma in stato di libertà, altre quattro persone, tutti cittadini rumeni e tutti complici dei tre arrestati.

Secondo la cultura rom, tuttavia, il rubare nelle abitazioni altrui rientra normalmente fra le loro abitudini, tanto che, dalle intercettazioni, i familiari degli indagati consideravano queste attività criminose alla stregua di un lavoro qualsiasi. «Dove sono andati»? «Sono andati a rame» rispondeva serenamente la compagna di uno dei ladri alla madre dello stesso, al fine di tranquillizzarla sul fatto che non avesse trovato a casa il figlio.

Le indagini erano partite nel mese di novembre 2018 allorquando a Enna, nella zona di Sant’Anna, erano stati compiuti diversi furti in abitazioni e tutti con le stesse modalità. I malviventi agivano forzando gli infissi della parte posteriore delle case, per lo più adiacenti ai giardini o terreni circostanti, che fungevano da terrapieni attraverso i quali si poteva accedere anche ai piani superiori delle palazzine.

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Il cosiddetto “esploratore”, dopo un sopralluogo, prediligendo finestre con serrande alzate, diceva agli altri della banda: «Al primo piano c’è qualcuno in casa mentre al secondo piano sembra che non c’è nessuno». E così, in pochi istanti, dimostrando una straordinaria agilità, i complici si arrampicavano fino al secondo piano, forzavano uno degli infissi sul balcone ed entravano nella casa. Una volta dentro, dopo essersi accertati di non trovare nessuno, i ladri bloccavano la porta con i mobili più grandi, affinché nessuno potesse entrare all’improvviso, e si dedicavano a una rapida raccolta della refurtiva. Nel frattempo “il palo”, fuori in strada, in contatto telefonico con loro, monitorava l’arrivo di possibili residenti. Usavano sempre lo stesso schema, ripetuto ogni volta, senza preoccuparsi più di tanto della reale presenza o meno di persone all’interno delle case.

I furti sono proseguiti fino al pomeriggio dell’11 gennaio 2019. Ai ladri quel giorno andò male perché qualcuno li vide uscire frettolosamente da un’abitazione, dove avevano messo a segno il colpo, e allontanarsi a bordo di un’auto in direzione di Caltanissetta.

Segnalato il fatto, la Polizia di Enna e nissena si mise subito alla ricerca di quell’auto che venne, subito dopo, intercettata e bloccata all’ingresso di Caltanissetta da una pattuglia della Polizia Stradale. Nel corso del controllo e della perquisizione del veicolo, i poliziotti vi trovarono argenteria e altri oggetti poi riconducibili al furto commesso poco prima a Enna. Quelle persone furono denunciate per i reati di ricettazione e altro mentre la refurtiva fu restituita al legittimo proprietario.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna aprì quindi un’inchiesta, coordinando una squadra di investigatori appartenenti alla Squadra Mobile della Questura e alla Compagnia Carabinieri di Enna che riuscì a fare piena luce sulle decine di furti in abitazioni, furti che avevano nel giro di pochi mesi allarmato i cittadini ennesi.

Arresti Rumeni

I poliziotti e i militari dell’Arma, con intercettazioni telefoniche ed esaminando precedenti tabulati telefonici, sono riusciti a ricostruire anche i movimenti degli indagati durante gli altri furti commessi non solo a Enna ma anche nelle abitazioni delle province di Agrigento e Caltanissetta. I malviventi sono accusati inoltre di furto di cavi telefonici di rame in danno della Società Telefonica Telecom Italia Spa nonché di numerosi furti di carburante.

L’indagine è stata denominata “JEWEL’S THIEVES” (ossia ladri di gioielli) poiché i malviventi rubavano qualsiasi oggetto prezioso (gioielli, monili in oro, argenteria e qualsiasi bene potesse avere un valore economico ed essere facilmente portato via).

Sulla base delle indagini svolte dalle Forze dell’ordine, il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha richiesto al Giudice per le Indagini Preliminari la misura cautelare custodiale nei confronti degli indagati. In seguito alla richiesta, il G.I.P. del Tribunale di Enna, dott.ssa Luisa Bruno, ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei tre rumeni.

La Squadra Mobile di Agrigento, il Commissariato di P.S. di Canicattì e i Comando Compagnia Carabinieri di Canicattì hanno eseguito anche numerose perquisizioni nei domicili e nei locali utilizzati da tutti gli indagati, dove sono stati rinvenuti gioielli e orologi, anche in oro, provenienti dalle numerose rapine effettuate dalla banda criminale rumena.

 

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