Presepi moderni che non sembrano presepi
Presepi
che non sembrano presepi
In questa politica “boldriniana e bergogliana”
l’accoglienza immigrati deve essere
fondata sulla rinuncia dei nostri simboli.
di Angelo Severino ©
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Presepi da difendere per non far morire le nostre tradizioni e i nostri valori. Un po’ ovunque in questo periodo si promuovono iniziative da parte delle istituzioni regionali e locali per sensibilizzare privati cittadini e dirigenti scolastici ad allestire “presepi cristiani”. Tuttavia, vi sono città che, per rispetto verso altre religioni, stanno impegnandosi a preparare, in attesa che essi potranno presto del tutto sparire, “presepi islamizzati”.
Che vuol dire? Significa che in questa politica “boldriniana e bergogliana” l’accoglienza immigrati deve essere fondata sulla rinuncia dei nostri simboli. Generalmente sono poche le volte in cui mi sono trovato d’accordo con il filosofo Massimo Cacciari. Però, questa volta, mi riconosco nelle sue parole quando dice che «sono i cristiani i primi ad aver abolito il Natale» e che «il Natale non è dei panettoni, il Natale non è delle pubblicità, il Natale non è dei soldi».
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Insomma, come Cacciari spiega nella sua intervista al Giornale, la cronaca è un susseguirsi di episodi mortificanti. Vi è la scuola che abolisce il presepe nel segno del politicamente corretto, il parroco che ha paura di celebrare la messa di mezzanotte, la comunità che rinuncia ai canti tradizionali per non urtare l’altrui sensibilità.
E mentre il presidente Nello Musumeci propone, per difendere la nostra identità siciliana, che per Natale ci possa essere un presepe in ogni scuola, ecco che a Enna (la città per sua natura considerata il bastian contrario), si stanno allestendo “presepi che non sembrano presepi”.
Nella parte alta della città, in quei negozi sfitti, c’è in queste ore un grande fervore per allestire vetrine con presepi “boldriniani e bergogliani”. Evidentemente con la partecipazione di gente di colore, ossia, come li definisce qualcuno con i “cercatori di felicità”. Lungi da noi il solo pensiero di considerarci razzisti. Ma qui in ballo c’è la nostra millenaria cultura che è fatta anche di cristianesimo e di antiche tradizioni.
A Enna, in via Roma, nella sua parte iniziale, dopo i semafori del quadrivio Monte, ecco il grande capolavoro natalizio. I presepi ennesi. Tavolette in legno che formerebbero un albero. Al posto delle palline di Natale vi è un addobbo con divertenti smiley. E, per finire, un buffo Babbo Natale che, ironicamente, ci dà (forse per l’ultima volta) un Merry Christmas.
Ragazzi, questo non è un voler rappresentare la nostra millenaria cultura. È un aver vergogna di noi stessi, un sottomettersi alle culture altrui. E così, francamente, non va. Proprio non va bene!
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Abbiamo ricevuto questo commento che volentieri pubblichiamo integralmente:
«Buona sera, mi presento sono Andrea Di Mattia, responsabile del progetto e della vetrina messa in foto. Non vedo nessun presepe, ma solo un albero addobbato e un trenino. Sicuramente a causa del polverone sollevato rimarrà una gran pubblicità alla nostra attività e di questo la devo ringraziare. Per quanto riguarda i nostri utenti non sono poverini, ma dei lavoratori consapevoli del fatto che qualcuno crede in loro e nel loro progetto di vita. Ogni giorno stare a lavorare su tutti questi oggetti frutto di riciclo di pedane non è così facile ma continuiamo a testa alta con molti sacrifici e con molto rispetto nei confronti del lavoro. Poi arriva lei, dove, senza informarsi pensa che ha a che fare con una scuola o con chi sa cos’altro e comincia a fantasticare su quale nefasto progetto possa esserci dietro. Quello che ha fotografato è la cosa più rappresentativa dello spirito del cristianesimo e del natale, stiamo dando speranza, futuro, integrazione, voglia di vivere a chi l’aveva persa. E credo che Gesù bambino anche se non è messo in vetrina nella solita culla di paglia si troverà sicuramente a suo agio rappresentato in uno smile disegnato e lavorato da un nostro compagno di viaggio. Poi le ricordo che uno dei principi del cristianesimo è che tutti dobbiamo essere fratelli e sorelle (anche il diverso). Le auguro un sereno Natale».
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