Padre Bernardo Maria, l’ennese che scoprì l’acqua fredda

Padre Bernardo Maria, l’ennese che scoprì l’acqua fredda

Padre Bernardo Maria da Castrogiovanni

Il frate ennese aveva scoperto che
l’acqua fredda curava molte malattie

di Angelo Severino ©
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Padre Bernardo Maria nacque in Castrogiovanni verso la metà del 1600 ed era figlio di un rinomato farmacista. Di lui, a quanto ci risulta, non si è interessato mai nessun storico moderno. Tanto che il suo nome non risulta nell’elenco degli uomini illustri ennesi.

Eppure, all’inizio del 1700 Padre Bernardo ebbe la gloria singolare di avere scoperto una pratica medica molto vantaggiosa (in sostanza, gratis) e di averla introdotta inizialmente nella sua Castrogiovanni per essere in seguito diffusa anche fuori i confini della Sicilia.

Stiamo parlando del tanto famoso rimedio dell’acqua fredda, adoperato nelle febbri perniciose, nei contagi e in tanti altri persistenti malori. Medici illustri dell’epoca di ogni parte d’Europa (come Currie, Gregory, Heurteloup, Giannini e altri) cominciarono a utilizzare questa elementare e conveniente terapia per debellare le più pericolose malattie.

In tempi più antichi già Ippocrate aveva conosciuto l’uso dell’acqua nelle febbri e Antonio Musa salvò con questo mezzo la vita ad Augusto. Galeno la faceva bere fino all’apparire del sudore. Celso, Avicenna, Rondelet, Marziano e Hoffmann l’avevano raccomandato come un gran rimedio. Ma, dopo che Lesage la mise in ridicolo nel suo Giblas, questa pratica fu presto dimenticata.

Su Padre Bernardo Maria conosciamo ben poco. Sappiamo però che vestì il sacro abito di Cappuccino e che fu successivamente ordinato sacerdote. In lui vi era una grande passione, quella dello studio della medicina che fin da fanciullo aveva preso dal genitore.

Avendo letto con grandissima attenzione molti scritti di antichi medici, riteneva farraginosi e inutili i rimedi ufficiali per curare le malattie. Man mano che studiava gli antichi testi, restava impressionato da quelle cure e, fra queste, quella dell’acqua fredda usata internamente.

Cominciò a sperimentarla con successo su alcuni ammalati abbandonati dai medici perché senza più speranza. In pochi anni, vincendo ogni pregiudizio e le miserabili accuse della medicina ufficiale, riuscì a curare molte malattie incurabili e ottenne in Castrogiovanni grandi successi, uno dopo l’altro.

Padre Bernardo di Enna

Recatosi a Palermo, curò molti ammalati con il rimedio dell’acqua fredda riscuotendo l’ammirazione sia dei nobili sia della plebe. Ma non quella dei medici che, al contrario, cominciarono a odiarlo.

Padre Bernardo Maria da Castrogiovanni divenne famoso in tutta Italia e addirittura i giornali stranieri facevano a gara per propagare la virtù stupenda del nostro Cappuccino.

La classe medica di allora invano tentò energicamente di ostacolarlo e di ridicolizzarlo. Con coraggio egli sapeva superare sempre tutte le contraddizioni e dimostrare la validità del suo rimedio. Incoraggiato dai suoi successi, decise di spostarsi a Venezia e anche qui il suo nome divenne ben presto famoso.

La sua fama arrivò persino a Malta e fu invitato a trasferirsi nell’isola perché vi erano molti Cavalieri ammalati bisognosi di cure. Anche a Malta ebbe forti contrasti con la facoltà medica, ma riuscì sempre a dimostrare che aveva ragione. I cronisti dell’epoca testimoniarono che il rimedio di Padre Bernardo faceva miracoli e restituiva la salute a tanti infelici abbandonati dai medici.

Il Mercurj del 12 luglio 1724 pubblicò una corrispondenza proveniente da Malta che intitolò: “Or sentite la storia del medico dell’acqua fresca”, di Padre Bernardo da Castrogiovanni.

«Un Siciliano sacerdote Cappuccino è qui – comincia l’articolo – da sei settimane. Egli ha per carità, o per vanità intrapreso a guarir mali, che si credevano incurabili dai medici. Il conte di Beveren tedesco afflitto da una palpitazione di cuore con moti convulsivi, e freddo al petto, che non gli permettevano di soffrir l’aria benché caldissima; stava vestito di pelliccia, e ben coperto nel letto, e non poteva cacciare un sol dito all’aria senza sentirsi gelato».

«Il Cappuccino scherzando, lo spoglia de’ suoi inutili sartù, l’espone all’aria, e con l’uso di acqua comune in neve, e quasi gelata fa in 24 ore che il Conte non conosce più la debolezza del suo petto, né il freddo ordinario, e le convulsioni, dorme tranquillamente e si trova quasi guarito».

Sempre da Malta giungono altre testimonianze sul rimedio di Padre Bernardo da Castrogiovanni. Il Balì Ruffo, essendo stato colpito da una febbre violenta con diarrea, soffriva di forti dolori e invano erano state le cure della medicina ordinaria. Allora si chiamò il Cappuccino che si procurò dell’acqua fredda.

Nelle prime 24 ore la febbre crebbe, ma i dolori diminuirono. Il giorno successivo, aumentò pure la diarrea. Questo fu provvidenziale perché l’ammalato evacuò molte sostanze verdi. Nel terzo giorno fu completamente guarito meravigliando quanti lo conoscevano e dimostrando che l’acqua non serviva soltanto, come si usava allora dire, “per sciacquare i bicchieri”.

Padre Bernardo da Castrogiovanni

Ma quale era la maniera con cui Padre Bernardo curava le malattie? Semplice. Si raffreddava l’acqua con la neve e si cominciava la mattina con l’ammalato che ne doveva bere tre grandi tazze che, nel corso della giornata, dovevano raggiungere le trentasei con lo scopo di provocare mal di testa, dolori di pancia, calori intensi, diarrea e altro.

Nei primi giorni non si doveva mangiare ma, se si manifestava debolezza, allora la sera si davano a bere due o tre bicchieri d’acqua con tre torli di uova. Secondo le circostanze, poteva anche essere alimentato con mezzo pollo o un piccione. L’infermo veniva continuamente sottoposto a un controllo del polso.

In caso di diarrea, l’ammalato doveva bere e lavarsi con molta acqua gelata, mentre per il dolore di stomaco occorreva strofinare la pancia col ghiaccio. La stessa procedura per il mal di testa.

Di Padre Bernardo Maria da Castrogiovanni ce ne parla anche il celebre Cirillo che a Napoli sperimentò personalmente il metodo di cura utilizzando acqua gelata. C’è chi a Napoli tutt’oggi utilizza questo singolare trattamento conoscendolo come la “dieta acquea” per curare malattie di qualsiasi genere. Negli ospedali di Francia, di Livorno e di Milano per parecchi anni fu utilizzato questo semplice ma efficacissimo rimedio.

Il cav. Pasquale Panvini così scrive nel ricordare Padre Bernardo: «Tutti i medici, che hanno scritto dell’uso dell’acqua fredda, non lasciano di encomiare il celebre Cappuccino, il quale con tanta fermezza d’animo, vincendo tutti gli ostacoli di pregiudizi e della malignità degli spiriti meschini, ha saputo introdurre un rimedio che ha salvato tanti infelici dalle fauci della morte».

Leggi l’articolo originale pubblicato su L’Ora Siciliana

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