Martiri siciliani. Non vi dimenticheremo mai!

Martiri siciliani. Non vi dimenticheremo mai!

Martiri siciliani

«Voi non siete morti.
Vessilliferi dei sacri diritti di questa terra,
il vostro spirito aleggia e si confonde
nell’unico palpito di amore del Popolo Siciliano»
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di Angelo Severino ©
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[ Per maggiori dettagli sulla strage clicca e leggi ].
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Martiri siciliani: Antonio Canepa, Carmelo Rosano, Giuseppe Lo Giudice. Questi sono nomi che il Popolo Siciliano non dimenticherà mai. Noi tutti, piccoli uomini, dinanzi a questi martiri, scompariamo. Non siamo che numeri di questa grande massa di Siciliani che lotta e soffre nel nome sacro della libertà.

«Noi ci inchiniamo reverenti dinanzi al sacrificio dei nostri martiri». Lo diceva nell’agosto del 1945 il duca Guglielmo di Càrcaci (appena riconfermato all’unanimità presidente nazionale della Lega Giovanile Separatista) in una lettera che inviò ai suoi giovani amici.

«Noi oggi giuriamo – scriveva tra l’altro – di essere degni di loro. Essi volevano credere che il loro amore per la libertà e per la patria fosse scudo sufficiente alle loro giovani vite, essi volevano ignorare che nessuno scrupolo trattiene i tiranni e che i politicanti, mestatori ed arrivisti, non avrebbero esitato un attimo a dare l’ordine fatale a tessere l’intrigo, a preparare l’agguato nel quale dovevano cadere senza lotta i puri difensori di un così santo ideale».

Ogni anno, per onorare i martiri caduti nell’agguato del 17 giugno 1945, gli indipendentisti siciliani organizzano una manifestazione che si svolge a Randazzo in contrada “Murazzu Ruttu” davanti allo storico cippo che ricorda l’eccidio nel quale persero la vita i tre sopra citati esponenti dell’Evis (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia). Non è solo una semplice commemorazione, ma è anche occasione per radunare in modo solenne vecchi e giovani indipendentisti provenienti da tutta l’Isola per riaffermare la fede e la speranza nella rinascita della Nazione Siciliana.

Martiri siciliani

Il 17 giugno 1947, nel trigesimo dell’eccidio di Randazzo, il Bollettino del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia “Sicilia Martire” ricorda così i tre combattenti uccisi da piombo italico per l’idea sublime della libertà: «Voi non siete morti. Vessilliferi dei sacri diritti di questa terra, il vostro spirito aleggia e si confonde nell’unico palpito di amore del Popolo Siciliano».

Siamo andati a visitare la famiglia di Carmelo Rosano che ha la sua residenza in Catania. Nella penombra della modesta, linda casetta si avvicendavano, in una continua processione gli amici e i colleghi di Carmelo. Tre volti, tre espressioni diverse di un medesimo, immenso dolore: quello del padre, laborioso ferroviere, che cerca di dominarsi in una contrazione incessante dei muscoli; quella della desolata madre, insegnante elementare, d’un pallore impressionante cui fa contrasto il bagliore degli occhi pieni di lagrime e arrossati come due carboni accesi; più in là, come un fiore chino sul lungo stelo, la diciottenne sorella, Graziella, mesta e immobile come la statua della Immacolata».

«Era al 3° anno di Economia e Commercio – ci disse sottovoce il padre – e non di Giurisprudenza. Era buono, studiosissimo; era la mia speranza e me lo hanno ucciso. Maledetti!».

«Mi sono recata a Jonia ove – soggiunge tra i singhiozzi la madre – le tre salme sono tumulate. Ma i carabinieri che piantonavano le tombe, prive di croce e di epigrafe, segnate solo di numeri, neanche a me concessero di bagnar colle mie lagrime quella terra, né di deporre un fiore, né di recitare una preghiera! Perché gli uomini sono così cattivi? Perché altro conforto non può avere una madre che invocar la vendetta del Cielo?».

«No mamma – soggiunge con una voce soave e dolce Graziella – noi abbiamo un solo modo per onorare la memoria di Carmelino: dobbiamo rispettare le idee per le quali egli è caduto».

Ci siamo allontanati in fretta, per non incrudire coi nostri singhiozzi il dolore dei congiunti. Carmelo Rosano era nato il 17 giugno del 1923. Ventidue anni dopo, esattamente lo stesso giorno (17 giugno 1945) moriva di morte violente in Sicilia e per la Sicilia! Il suo nome, come quello di Canepa e di Lo Giudice, è diventato per noi un simbolo, una bandiera.

Questa è una fra le tante angoscianti testimonianze rese durante quei bui giorni. Ai valorosi martiri indipendentisti siciliani, ammazzati il 17 giugno 1945, non è stata ancora resa giustizia. Il giallo che circonda quell’eccidio permane tutt’oggi e sulla dinamica dell’agguato e del conflitto a fuoco e su quelle morti perdura il mistero e il segreto di Stato. Che si possa far presto piena luce su questo episodio! A riguardo c’è una interrogazione parlamentare fatta nel luglio del 1997 al ministro dell’Interno dell’epoca. Fino a oggi non è successo nulla!

Secondo la versione ufficiale data dall’Arma, «il motofurgone su cui viaggiavano Canepa e gli altri compagni non si è fermato all’alt. È stato allora sparato un colpo di moschetto in aria che ha costretto il conducente a rallentare e a fermarsi a una quarantina di metri più avanti». Inevitabilmente, seguì uno scontro a fuoco durante il quale due carabinieri rimasero feriti, mentre Giuseppe Lo Giudice, studente ginnasiale, morì sul colpo. Antonio Canepa e Carmelo Rosano, gravemente feriti, moriranno a Randazzo.

Per un breve periodo i giornali siciliani diedero ampio spazio a ciò che era successo a Randazzo. Spesso descrivevano i fatti in modo contraddittorio, privi di veridicità e si parte. Poi la parola d’ordine fu quella del silenzio! I Siciliani non dovevano saper nulla sull’imboscata di Murazzu Ruttu. Il Popolo Siciliano doveva dimenticare quei martiri indipendentisti. E, infatti, presto, ha dimenticato!

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La verità sulla Torre ottagonale di Enna
torredienna.it

9 thoughts on “Martiri siciliani. Non vi dimenticheremo mai!

  1. I libri di storia dovrebbero riportare tutto ciò…è proprio vero che la storia la scrivono i vincitori.

  2. ma quali martiri del 25 aprile
    Antonio Canepa morto 17/6/1945 a Randazzo,
    Carmelo Rosano di 22 anni, e Giuseppe Lo Giudice, di 18 anni.

    1. Per il Popolo Siciliano sono questi i VERI martiri da commemorare. Il 25 aprile non ci riguarda e non ci appartiene.

  3. Kabylia piace rendere omaggio a tutti martire siciliana che è morto per la dignità, la libertà, l’identità del popolo siciliano.
    Kabylie piace anche creare culurels collega la politica con la
    Sicile.ya UNN sola lotta, l’indipendenza.

    at mislayen.
    Kabylie

    1. La Sicilia è un meraviglioso albero sempre carico di buoni frutti. La sola disgrazia di noi siciliani è che non ci permettono di nutrirci con i frutti del nostro albero, i quali ci vengono regolarmente rapinati, dalla notte dei tempi ad ora, relegando i nostri figli alla povertà ed alla ricerca all’estero di un dignitoso lavoro. Allora bisogna disinfestare il nostro meraviglioso albero dai PARASSITI CHE LO INFESTANO.

  4. Grande rispetto per il prof. Canepa e i suoi alunni, martiri per un giusto ideale. Non dimentichiamoci dell’avv. Lombardo assassinato da Bixio a Bronte anche se sono passati 155 anni.

    1. Anche il mio trisnonno Luca Carmelo fu il primo martire ad essere stato ucciso durante la rivoluzione di Bronte il 4 agosto del 1860 solo perché cercava di mantenere l’ordine pubblico, in quanto era il capitano delle guardie. Alla sua morte non fu data mai giustizia, io stessa ho appreso da grande e per caso quanto gli era successo! Non solo venne ucciso, i suoi figli piccoli orfani anche della madre, furono depredati dai loro tutori e dai servi di tutte le loro ricchezze e furono costretti per vivere a fare i contadini. Data l’ignoranza diffusa in quei tempi e la incapacità a difendersi dei suoi figli, perché piccoli e analfabeti, la sua morte non fu rivendicata dai parenti. Gli scritti deĺl’epoca, compreso il film “Bronte cronaca di un massacro”, narrano solo che egli fu il primo ad essere stato ucciso e basta!

  5. Sono un uomo che ragazzino sentivo parlare di salvatore giuliano, un parente di mia madre che mi disse tu si picciriddu, un giorno capirai,quando incomincia a capire mi sono messo tuttora alla ricerca della verità per anni sentivo parlare di maruzzu ruttu, e non riuscivo ad andarci, mi sentivo un vuoto dentro,quando anni fa sono andato mi sono sentito realizzato, la mia fede indipendentista,e maturata,,an,tu,do,

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