Il cane Argo fu premiato il 16 agosto 1977
Il cane Argo
premiato per la sua fedeltà
di Angelo Severino ©
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Quarant’anni fa, esattamente il 13 agosto del 1977, alla stazione di Enna, l’appuntato degli agenti di custodia Gabriele Manto saliva sul treno per raggiungere la Liguria. A San Rocco di Camogli il 16 agosto sarebbe stato premiato il cane Argo del detenuto Mario Merlo, arrestato il 6 gennaio per ubriachezza molesta. Dopo aver girovagato per qualche ora, l’incredibile fiuto di Argo lo aveva guidato fin davanti al portone d’ingresso del carcere, proprio dove il suo padrone era entrato. Da quel momento, per ben 25 giorni, rimase là ad aspettarlo.
La bestiola, un bastardino bianco e nero, attirò l’attenzione degli agenti di custodia che inizialmente gli diedero da mangiare e da bere. Ma niente da fare. Il cane Argo non mangiava né beveva. Stava rannicchiato, senza muoversi, malinconico e ogni tanto lo si sentiva anche uggiolare. Per quasi un mese sostò lì, davanti all’ingresso del carcere di Enna, non mangiava né si allontanava. Alla fine, ci fu chi lo identificò come il cane del netturbino Mario Merlo, conosciuto in città come un gran lavoratore e sempre dedito a fare bene il suo mestiere.
Fu così che, con i dovuti permessi, il cane Argo varcò il portone di ferro del carcere e ritrovò il suo padrone. A Enna in quei giorni non si parlò d’altro, tanta fu la profonda commozione che l’evento suscitò nell’animo della gente. Intanto, a San Rocco di Camogli, sulla Riviera Ligure di Levante, si stava organizzando, in occasione della festa patronale di san Rocco del 16 agosto 1977, la sedicesima edizione del premio nazionale (che continua tutt’ora) “Fedeltà del cane”.
Nel conferire al cane Argo il premio 1977 per la sua fedeltà, il comitato di Camogli scriveva che “sarebbe stato lieto che il cane premiato presenziasse al premio e fosse accompagnato dal proprio padrone. Qualora, nella fattispecie, non fosse possibile l’accompagnamento del cane da parte del padrone, questo comitato gradirebbe che il cane Argo potesse almeno essere accompagnato a San Rocco di Camogli da un militare”.
Il giudice di sorveglianza rigettò l’istanza inoltrata da Mario Merlo che chiedeva di essere autorizzato ad andare a ritirare il premio in Liguria. E fu così che, su richiesta della direttrice del carcere Letizia Bellelli, il ministero autorizzò l’appuntato Gabriele Manto ad accompagnare il cane Argo e a ritirare il premio.
Ricordo, come se fosse oggi, i momenti in cui fotografai (per il quotidiano La Sicilia con cui collaboravo) tutti i preparativi, all’interno del carcere, per “far bello” il bastardino bianco e nero. Mario Merlo, mentre era intento a lavare il suo cane Argo in una vasca nel cortile mi disse: «Lu fazzu bbiddru ppi lu lungu viàggiu ca ha di fari cô trenu. U prèmio s’u miritò stu me cani ca mi voli bbeni e ji ci vugliu tantu bbeni”. Traduzione per chi non capisce l’ennese: “Lo faccio bello per il lungo viaggio che dovrà fare in treno. Il premio se l’è meritato questo mio cane che mi vuole bene e che io gli voglio tanto bene».
Finita la premiazione, l’appuntato Manto e il cane Argo ripartirono da San Rocco di Camogli con il treno per far rientro a Enna e continuare a rimanere con il proprio padrone fino al termine della condanna a un anno e mezzo. Il bastardino bianco e nero di Mario Merlo si era aggiudicato il secondo premio (una coppa, una medaglia e un attestato) a pari merito con il randagio Roki che si era gettato in uno stagno per salvare un bambino che stava per annegare e con l’altro Roki, un labrador, che aveva evitato una rapina a un benzinaio rimasto ferito da tre colpi di pistola.
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