Garibaldi Giuseppe, professione corsaro [3]
Garibaldi processato a Palermo e a Napoli,
condannato per aver commesso decine di crimini
di Angelo Severino ©
[ Parte terza ]
Garibaldi, trafficante di coolies cinesi,
fu uno spericolato bandito in Sud America.
Durante il processo sono state inoltre depositate le dichiarazioni del capitano garibaldino Forbes, secondo il quale «non una sola casa di Palermo era disponibile ad accogliere i feriti garibaldini», e di Luigi Carlo Farini per il quale «nel novembre del 1860 non erano più di cento i sostenitori della causa garibaldina».
Vi è poi l’affermazione di D’Azeglio che, oltre ad aver definito Garibaldi «una nullità assoluta come intelligenza», pensava che «non abbiamo diritto di tirare fucilate su altri italiani che non ci vogliono». E c’è la copia della lettera che lo stesso Garibaldi scrisse nel 1868 ad Adelaide Cairoli in cui rivelava: «Non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi cagionato colà solo squallore e suscitato solo odio».
Alla fine del processo di Napoli, l’imputato Garibaldi Giuseppe è stato condannato «per avere invaso, senza alcuna dichiarazione di guerra, un regno legittimo». Il presidente del tribunale ha poi dichiarato «non eseguibile la condanna per impossibilità materiale di notifica all’imputato Garibaldi Giuseppe». E questo sicuramente non per mancanza di ufficiali giudiziari.
Infine, c’è da registrare la complicità e la collaborazione attiva e diretta di Garibaldi con i trafficanti di braccia e di vite umane. Infatti, egli ebbe per diverso tempo il comando di una nave e il compito di trasportare “coolies”, cioè lavoratori schiavizzati e letteralmente privati di ogni diritto civile e sindacale, che erano spesso prelevati di peso dai trafficanti di alcune zone della Cina per essere trasportati come destinazione finale, dopo la traversata dell’Oceano Pacifico, nelle isole e in alcune zone costiere del Perù.
Venivano utilizzati per spalare il guano accumulatosi nel tempo e destinato a concimare grandi estensioni di terreno agricolo nel continente americano. Dopo i disagi del viaggio, questa povera gente in stato di semischiavitù, era condannata a lavorare senza sosta e in condizioni disumane, sia per la pesantezza del lavoro sia soprattutto per le esalazioni tossiche del guano e per il degrado dell’ambiente inquinatissimo dove questi schiavizzati erano costretti a vivere. La maggior parte di loro moriva dopo qualche anno.
A conclusione di questo breve excursus sui misfatti di Garibaldi Giuseppe, dobbiamo riconoscere che, a prescindere dalle iniziative singole, si è messo in moto in Sicilia e nell’Italia Meridionale un vero grande processo di revisionismo storico che nessuno potrà mai più bloccare. Il Popolo Siciliano è stato, fin troppo a lungo, sviato culturalmente.
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Sono stato un convinto sostenitore della grande cultura e della buona politica dei Borboni