Feste di Natale. Vogliono rottamarle e islamizzarle
Feste di Natale con “feste d’inverno”.
Albero di Natale con “albero della festa”.
Un presepe con imam, moschee e donne velate.
Così i rottamatori vogliono
“de-cristianizzare” e a “de-sicilianizzare” le feste di Natale
Giuseppe Scianò ©
Coordinatore Centro Studi “Andrea Finocchiaro Aprile”
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Contro le tante iniziative miranti a “de-cristianizzare” e a “de-sicilianizzare” le feste di Natale, è doveroso riaffermarne i valori e i significati senza cedere alle tentazioni di segno contrario, compresa quella di “islamizzare” tutto e tutti.
Vero è che la festa che commemora, da diversi secoli, la nascita di Cristo in realtà abbia sostituito antiche feste pagane. Ma ciò per libera scelta dei popoli interessati. E, soprattutto, senza fare male a nessuno.
Preoccupante è però la situazione odierna nella quale, il più delle volte per interessi politici e speculativi di vario tipo, è avvenuto che siano considerate “politicamente corrette” quelle iniziative tendenti a togliere di mezzo i riferimenti Cristiani e addirittura lo stesso Gesù Cristo. Nonché la parola Natale.
Si pensi che persino l’albero di natale è destinato a cambiare nome e a diventare “l’albero della festa”. Non parliamo poi del presepe che, quando viene tollerato, deve, di fatto, essere costituito da statuine che rappresentino quella particolare realtà religiosa prettamente islamica (con imam, moschee, donne velate ecc…) che si sarebbe affermata soltanto dopo ben sei secoli dalla nascita di Gesù Cristo.
Ricordiamo altresì che sono state avanzate, talvolta, ufficialmente e qua e là, proposte per ribattezzare la ricorrenza natalizia con la denominazione di “festa d’inverno”. Non citiamo le altre manovre in corso in tal senso, anche per non rovinare la festa a quanti in buona fede vogliono istituire una società in tutto e per tutto “Islamico-Cattolica”. E che, proprio per la loro buona fede, meritano maggiore comprensione. Ma non certamente la condivisione.
Ci permettiamo, infine, di ribadire (soprattutto nei confronti dei “rottamatori” delle tradizioni e delle religioni) che in Sicilia le tradizioni natalizie cristiane da quasi due millenni si sono profondamente e spontaneamente radicate nella cultura e nella stessa identità nazionale del popolo siciliano. Pertanto esso non vuole, non può e non deve farne a meno.
Siamo orgogliosi anche del fatto che queste festività, queste tradizioni e questi valori siano condivisi e difesi (talvolta da più generazioni) anche dai Siciliani della diaspora, ovunque essi vivano. Analoghe considerazioni (ci sia consentito di sottolinearlo) valgono con altrettanto vigore per i Popoli del soppresso Regno delle Due Sicilie e del glorioso Sud.
“Buon natale”, dunque, a tutti i popoli del mondo e… Antudu!
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