Ferdinando il Borbone. La vigliaccata contro la Sicilia

Ferdinando il Borbone. La vigliaccata contro la Sicilia

Ferdinando III il Borbone

La sua gran vigliaccata contro la Sicilia

di Angelo Severino ©
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Ferdinando III di Borbone fu re di Sicilia dal 1759 al 1816. Si chiamava Ferdinando Antonio Pasquale Giovanni Nepomuceno Serafino Gennaro Benedetto.

I Siciliani lo ricorderanno per la sua gran vigliaccata e per essere stati da lui traditi. Il Borbone il 14 maggio del 1815 prima sciolse il glorioso Parlamento siciliano e poi, con suo decreto dell’8 dicembre 1816 riunì in uno solo i regni di Napoli e di Sicilia che chiamò comicamente “Regno delle Due Sicilie” assumendo il titolo di Ferdinando Primo.

Il 12 luglio del 1812 la Costituzione siciliana era stata proposta al re che fu costretto ad accettarla. Quindi, durante una seduta che durò tutta la notte, più di dieci ore, fu discussa e votata dal Parlamento e infine approvata. I Siciliani provarono tanta di quella gioia che credettero in quel giorno fosse rinata la libertà e l’antica gloria della Trinacria.

La gran vigliaccata e il tradimento di Ferdinando III sta nella parte della Costituzione del 1812, da lui stesso accettata con giuramento sui Vangeli, riguardante “La successione al trono del Regno di Sicilia” al paragrafo 17. VIII.

«Se il Re di Sicilia riacquisterà il regno di Napoli, o acquisterà qualunque altro Regno, dovrà mandarvi a regnare il suo figlio primogenito, o lasciare detto suo figlio in Sicilia concedergli il regno; dichiarandosi da oggi innanzi il detto regno di Sicilia indipendente da quello di Napoli, ed a qualunque altro Regno, o Provincia».

Ed ecco, di fatto, che furono tradite, con una gran vigliaccata, sia la Costituzione del 1812 sia l’indipendenza della Sicilia. Ferdinando III di Borbone, trasferendosi da Palermo a Napoli, abbandonando la Sicilia, trasgredì, con questo suo ignobile atto, quanto il Parlamento siciliano aveva disposto.

Ferdinando III il Borbone

La Sicilia da sempre è stata riconosciuta dalla storia come uno Stato indipendente. Il primo Re di Sicilia Ruggero scelse Palermo come sede del suo regno. Ferdinando III la ridusse come l’ultima provincia del “Regno delle Due Sicilie”, una arlecchinata napoletana. Ci furono due rivoluzioni indipendentiste da parte del popolo siciliano, stanco di essere oppresso e tassato. La prima nel 1820 e la seconda nel 1848, entrambe soffocate nel sangue dalla casata borbonica.

Pubblichiamo un estratto della protesta che la Giunta di Palermo indirizzò al re, scritta dal celebre fisico Domenico Scinà. Il documento si trova in “Notizie dei fatti del 1820”, nella biblioteca comunale di Palermo.

Sire, […] vogliamo esporre colle lagrime agli occhi, non altrimenti che fa oppressa famiglia al proprio padre, i mali che sono vicini a piombare sopra questa infelice città.

Non più vi avranno in Palermo o in Sicilia un luogotenente e segretario, né più suprema corte di giustizia, non più gran Corte di conti, né più tesoreria, cancelleria, conservatoria: le direzioni generali saranno soppresse e soppresse saranno le seconde istanze de’ cinque valli a Palermo. La stessa Università degli studj, eretta non ha guari in Palermo dalla vostra munificenza, sarà tra breve distrutta.

È questo il piano cui mira il Parlamento di Napoli. […] Se avran luogo, […] centottanta mila uomini che compongono Palermo, e tra questi più oneste famiglie, non potendo più vivere nella città, né trovando nel suo angustissimo territorio di che sfamarsi, saranno costrette di abbandonare i proprj fuochi e a cercare tapini e raminghi un misero tetto o qualche scarso alimento presso gli stranieri per non perire.

E questa città, scelta a metropoli sin dal principio della monarchia dalla sapienza dei principi normanni, svevi ed aragonesi, mantenuta nella sua grandezza dagli altri vostri augusti predecessori, l’opera almeno di otto secoli, la seconda città almeno dei vostri reali dominj, l’opera vostra, sarà in un attimo sterminata dai Napolitani. […]

Allorchè vi piacque di unire i vostri due regni, riduceste la Sicilia al servaggio di Napoli, […] una quarta e miserabile provincia di Napoli; e per una delle più solenni umane pravità hanno condannato Palermo, […] l’han condannato all’ignominia, alla miseria, alla perdizione. […]

In ultimo, ci piace ricordare l’articolo 2 della Costituzione Siciliana del 1848 che così recita: “La Sicilia sarà sempre Stato indipendente”. Altro che Regno delle Due Sicilie!

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