Dolci siciliani, a Natale rivalutiamo i vucciddrata
“I VUCCIDDRATA SUNU MÌGLIU DÔ PANITTUNI”
Per Natale rivalutiamo i dolci siciliani
e le pietanze tipiche di Sicilia
di Angelo Severino ©
Dolci siciliani. I vucciddrata
“Chiamàtulu Vucciddàtu o Vucciddràtu (cumu facìmu nuàtri a Enna) o Gucciddàtu (cumu fanu a Palermu). Ma, ppi-ffavùri, nun lu chiàmati Buccellato (cumu fanu i Taliàni). U vucciddràtu jè nòscia cosa e stu ddilizziùsu durci natalìzziu lu sapìmu fari sulo nuàtri ccâ ricetta antica dê nosci nanni. Ma oggi u veru vucciddràtu, cumu si facìva na vota, sunu picca a sapìrlu fari e ppicchìssu ora si vìnnunu durci talianizzàti ca si chiàmanu buccellati e no Vucciddràta” (Angelo Severino).
≈ ∞ ≈ ∞ ≈ ∞ ≈
Al posto dei nordici e italiani panettoni e pandori, i vucciddrata sono squisiti dolci siciliani che hanno un’origine antichissima. È cibo per gli dei, dicevano una volta, da gustare per la sua morbidezza e per il suo prelibato contenuto fatto con fichi scelti che, prima di essere asciugati al sole, sono stati “incannati” (cioè infilzati in spiedi di canne).
I vuccidrata erano i dolci di Natale che, secondo un’antica usanza siciliana, il contadino si aspettava e pretendeva dal suo padrone. Se questi si scordava, allora era lo stesso contadino che andava a prenderseli, come un debito, in occasione degli auguri di capo d’anno. Infatti, il primo di gennaio, i vucciddrata non dovevano mai mancare sulle tavole apparecchiate per questi giorni di festa.
Va altresì detto che per quanti in Sicilia vogliono a tutti i costi sulla propria mensa il panettone deve dare la preferenza a quelli “sicilianizzati” preparati dalle aziende pasticcere artigianali e industriali della nostra Terra. Questo per non consumare un prodotto straniero e tipico della cultura continentale.
Occorrerebbe che in Sicilia, a cominciare dalle festività natalizie, si rivalutassero le tradizioni dolciarie e gastronomiche tipicamente isolane, testimonianze validissime e talvolta antiche di millenni. E questo anche per i tanti turisti che, come è risaputo, cercano la “Sicilia in Sicilia”. Sarebbe deprimente se non dovessero trovare in un bar o in un ristorante, proprio in questo periodo natalizio, i dolci tipici della nostra tradizione siciliana. Ma sarebbe ancora più irragionevole se a questi turisti si vendessero dolciumi anonimi o, ancora peggio, con nomi italianizzati (vedi buccellati e non vucciddrata).
«Consumare sulla nostra tavola natalizia i dolci e le pietanze di tradizione siciliana, diciamolo francamente, senza ombra di dubbio, è una scelta indovinata perché – puntualizza Giuseppe Scianò, Coordinatore Centro Studi “Andrea Finocchiaro Aprile” – il Popolo Siciliano, la Nazione Siciliana, ha avuto da sempre vocazioni e gusti molto signorili e raffinati. Niente di meglio, perciò, per quanti non vogliono rimanere vittime e strumento del consumismo, particolarmente massificato da martellanti campagne pubblicitarie e omologato nei giorni festivi».
Leggi anche: Natale. Qual è il suo vero significato?
La cuccìa come la preparavano le monache palermitane
Ruggero II degli Altavilla incoronato re nel Natale 1130
La verità sulla Torre ottagonale di Enna