Concetto Gallo ostacolato nel 1947 a Enna dalla Dc
Divertente cronaca giornalistica
sui comizi elettorali a Enna del 16 aprile 1947.
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Si racconta come Concetto Gallo (Mis) perse la pazienza
nell’aspettare a lungo che finisse il comizio dell’on. Geuna (Dc).
E ancora, come il fotografo Paolo Greco, in trance,
invocò lo spirito di Benito Mussolini per sapere
cosa pensasse dell’autonomia siciliana.
«É una frescaccia», rispose lo spettro a colpi di tavolino.
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Le campagne elettorali del dopoguerra, e fino a non molti anni fa, si svolgevano con molta partecipazione popolare e si combatteva aspramente con autentica passione al fine di accaparrare, sottraendolo all’avversario politico, anche un sol voto. Il quotidiano “Il Tempo” del 18 aprile 1947 pubblicava un servizio da Enna, a firma di Felice Chilanti, riguardante le elezioni della prima legislatura dell’Assemblea Regionale Siciliana. Lo ripubblichiamo integralmente. [ Nota della Redazione ]
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Enna, 16 aprile 1947 – Gallo perdeva la pazienza; era sulla piazza del Municipio di Enna a confabulare coi resti dell’esercito separatista: c’erano sulla piazza alcuni giovanotti azzimati di buona famiglia, (era l’ora in cui doveva avere inizio il comizio del M.I.S.) nonché 52 contadini in ozio intabarrati nel sole. Erano braccianti del latifondo che dalla fine del mese di dicembre sono qui ad attendere su questa piazza, così fermi, in piedi, l’ora della mietitura, e non hanno nulla da fare tutto il giorno. Ozio non voluto, naturalmente, ozio che deriva dall’assurda economia latifondista.
Io non so come passasse il suo tempo prima della campagna elettorale tutta questa gente. Adesso il diversivo c’è. Ci sono oratori di tutti i partiti che parlano o dal balcone del municipio o nel teatro comunale. Ieri appunto i manifesti annunciavano gli onorevoli Geuna della democrazia cristiana, Concetto Gallo separatista, Covelli del partito monarchico e Macrelli del partito repubblicano. Concetto Gallo si impazientiva dunque, perché l’on. Geuna parlava da oltre un’ora nel teatro e non lasciava uscire i suoi contadini in ozio sulla piazza, non gli cedeva, cioè, in tempo utile il pubblico che gli spettava.
Qui siamo proprio al centro della Sicilia e i programmi politici si scontrano con la grande forza dei secoli morti; tra la torre di Federico II e il Castello Lombardo la nobile città di Enna dormiva il suo sonno profondo. Vi sono intorno panorami di una bellezza incredibile. C’è il circolo dei Civili che solo gli aristocratici possono frequentare e dove Duchi e Baroni se ne stanno tutto il giorno sotto una vetrata a guardare la gente che passa per via: così da secoli. Le stesse facce, di padre in figlio al di là di quel vetro. Qui c’è anche il quartiere di Fundrisi, dove creature umane, minatori e spose e figli di minatori vivono nelle grotte scavate nel tufo o dentro catapecchie raccapriccianti. Ed è questo quartiere la roccaforte dei comunisti.
Enna è anche la Patria di Napoleone Colaianni e il partito repubblicano, avendo una così illustre e nobile tradizione, gode di un grande prestigio. E forti sono anche i monarchici del P.N.M.. I giorni scorsi, dopo un comizio dell’on. La Malfa, i due partiti istituzionali si sono scontrati in una zuffa con feriti e contusi dalle due parti.
Concetto Gallo comincia a perdere la pazienza
Concetto Gallo dunque mordeva il freno; l’on. Geuna continuava a parlare. Alle 18,30 l’altoparlante disse ai 52 contadini in piedi nella piazza: «L’on. Gallo prende la parola quando avrà finito di parlare il democristiano». Alle ore 19 lo stesso altoparlante annunziò: «Quando i signori democristiani ci daranno la possibilità di parlare, l’on. Gallo eccetera eccetera». Alle 19,30 il capo separatista non ne poteva più e la stessa voce gridò: «Attenzione, attenzione, il comizio dell’on. Gallo sarà tenuto quando i democristiani avranno finito di fare i propri comodi». E finalmente, poco prima delle 20, la gente usciva dal teatro. Si sgranchì le gambe sulla piazza e Gallo cominciò a parlare. Attaccò violentemente la democrazia cristiana e con la sua voce logorata dai troppi comizi, disse anche di avere letto qualche libro dove si parla delle dimissioni di Garibaldi, del tradimento del governo italiano.
Parlarono successivamente gli on. Covelli e Macrelli, in due comizi assai più caldi e numerosi, senza che accadesse nessun incidente. La banda intonò l’Inno di Mameli e Bandiera Rossa per le vie della città. A Enna c’è una sola banda musicale che in questi giorni fa buoni affari suonando a un comizio a marcia reale e gli altri inni repubblicani o socialisti. Ora la Questura ha proibito di suonare la marcia reale e la banda di Enna ha perduto un ottimo cliente. E finalmente ecco calare il sipario sulla antica e inespugnabile città.
Gli spiriti dei morti evocati dal fotografo medium Paolo Greco
Ecco venire la notte profonda. Calascibetta, sull’altra montagna, appare come un’isola a mezz’aria. È a quest’ora profonda che calano tra le antiche mura di Enna gli spiriti dei morti evocati dal fotografo medium Greco Paolo. Le sedute si svolgono nella sua piccola bottega al tavolino magico e vi partecipano, assidui, alcuni candidati di Enna alle prossime elezioni, impazienti di conoscere il risultato.
Ieri sera dunque (non dirà chi erano i candidati presenti) il fotografo Paolo Greco in trance invocò lo spirito di Benito Mussolini, secondo il desiderio di un candidato che voleva consigliarsi col dittatore. E Mussolini venne, docile, disposto a parlare. «Che ne pensate dell’autonomia?», gli fu chiesto. «É una frescaccia», rispose lo spettro a colpi di tavolino.
I candidati presenti si dichiararono, in fondo, d’accordo con lui. Devo dire, per necessità di cronaca, che uno di questi candidati si dichiarava d’accordo con le grandi linee del pensiero mussoliniano. Ma richiesto di svelare i risultati delle elezioni di domenica, lo spettro del dittatore disse subito che né quel candidato né la sua lista avrebbero ottenuto successo e indicò qualche altro nome più fortunato. Nessuno dei presenti era fra quei nomi. Il candidato deluso reagì energicamente: «È una fesseria», gridò battendo il pugno sul tavolino. Il medium tornò in sé. Lo spettro lasciò la nobile città di Enna e i presenti dissero che, date le cattive accoglienze, non vi sarebbe tornato più. [ Felice Chilanti ]
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